Rientrati dall'Argentina gli azzurri dell'olimpico, ecco il report del CT Sergio Contin


La nazionale elite di triathlon olimpico ha fatto rientro la scorsa settimana, dal periodo di stage in Argentina, che si è svolto dal 6 al 26 gennaio. Appena rientrati gli azzurri, subito nuovi appuntamenti agonistici e altri raduni: gli atleti hanno infatti partecipato ai tricolori di corsa campestre e la prossima settimana saranno a Marostica per un nuovo stage.
Vediamo dal CT Sergio Contin, come è stato il periodo di lavoro svolto in Sudamerica.

"La località di riferimento, base del nostro collegiale , è stata la città di Mendoza, posta ad una quota di 800 metri circa con temperature abbastanza elevate, mediamente 33/34 gradi;
la zona è caratterizzata da uno scarso grado di umidità e perciò la temperature stesse erano ben tollerate.
Una città soleggiata e ricca di verde che ci ha consentito di allenarci con facilità. Il nostro principale quartier generale per gli allenamenti è stato per l'intero periodo un grande e completo centro sportivo il "Club Mendoza de regatas", attrezzato con vasca da 50m scoperta, vasca da 25 coperta, palestra per muscolazione e ampia palestra per lavori a corpo libero e per esercizi propedeutici alla corsa. Fuori dal centro sportivo, un grande parco con la possibilità di effettuare diversi circuiti che ci permetteva di correre sia su strada che su sterrato; Inoltre per il nuoto abbiamo utilizzato anche un'altra vasca da 25m scoperta a pochi km di distanza dal centro.
Per il ciclismo abbiamo individuato un paio di circuiti utili per la tipologia dei nostri lavori preventivamente programmati, circuiti caratterizzati da diverse pendenze, non particolarmente insidiose e con tratti pianeggianti anche prolungati dove è stato effettuato frequentemente il lavoro di agilizzazione "dietro motore", mezzo di allenamento ottimale per la trasformazione della forza anch'essa allenata periodicamente.
Senza dubbio questo prolungato ritiro, dove è stata posta particolare attenzione alla continuità e soprattutto alla personalizzazione dei lavori, ha dato risultati concreti. Dal punto di vista tecnico il programma è stato per la maggior parte rispettato anche se, talvolta, sono state apportate opportune modifiche sulla base della condizione dei singoli atleti.
È ovvio incorrere in venti giorni di collegiale in piccoli infortuni o lievi malattie o semplicemente fisiologica stanchezza accumulata durante il periodo; tutto ben superato grazie alla particolare attenzione che abbiamo posto a questo aspetto, monitorando giorno per giorno la condizione e dando priorità allo stato di salute dei singoli.
Il gruppo evidenziava fin da subito un livello eterogeneo, comprensibile per le programmazioni personali diverse applicate durante i mesi precedenti; prevedendo a priori tale situazione, sono state pianificate, assieme ai tecnici personali, numerose sedute allenanti rispondendo fin dai primi giorni ad esigenze e necessità differenziate.
All'interno del collegiale è stata inoltre programmata la gara ITU di La Paz, evento interessante sia per quanto riguardava l'aspetto di verifica dello "stato dell'arte", sia per l'opportunità di raccogliere preziosi punti ITU che ci avrebbero consentito di guadagnare migliori posizioni nell' ITU points list . Così è stato per almeno tre dei cinque atleti alla partenza: purtroppo la caduta nella frazione ciclistica di Jonathan Ciavattella e la scarsa prestazione dovuta ad una fastidiosa bronchite di Gaia Peron con qualche linea di febbre nei giorni precedenti, non ha consentito anche a questi due atleti di ottenere un "bottino" soddisfacente. Fabian ha vinto di prepotenza; fin da subito nelle prime posizioni in acqua, sempre secondo dietro al forte nuotatore Luciano Farias. Grazie anche all'esperienza dell'anno precedente, per cui sapevamo come affrontare il fiume e gestire le correnti in maniera ottimale, è uscito nel gruppo di testa e nel ciclismo ha fatto ulteriore selezione.
Il ritmo sostenuto che ha spesso imposto, gli ha dato ragione opponendosi con forza anche ad una tormenta di acqua e vento che si è abbattuta su La Paz durante la gara; un vero e proprio diluvio che ha costretto gli organizzatori a ridurre di il percorso ciclistico per motivi si sicurezza. Fabian, nonostante le condizioni avverse, ha guidato il mezzo con padronanza mentre altri atleti sono stati vittime di molteplici cadute, tra cui purtroppo anche il nostro Ciavattella; entrato in zona cambio per primo ha corso bene la terza frazione aumentando sempre di più il 'gap' che lo avvantaggiava dagli inseguitori. Nel femminile, bene Charlotte Bonin che proveniva da uno stop prolungato nella corsa nel periodo di dicembre per una fastidiosa distorsione alla caviglia.
In particolare si è contraddistinta nella frazione ciclistica dove ha incrementato insieme all'inglese Thorrington e alla brava italiana Carla Stampfli, il vantaggio fino ad avere 4'00'' sulle inseguitrici tra le quali Anna Mazzetti , Gaia Peron e l'olandese fresca vincitrice della gara ITU di Vina del Mar in Cile. È riuscita ad ottenere una vittoria nonostante l'ottima terza frazione di Anna Mazzetti che è rientrata in gara con determinazione, ma non gli è stato sufficiente per raggiungere l'altra atleta azzurra. Ha vinto Bonin e devo dire che per la gara coraggiosa che ha fatto lo merita ampiamente. Podio femminile tutto italiano, brave tutte, Bonin, Mazzetti e Stampfli.
La vittoria sancita da Fabian nel maschile e Bonin nel femminile mi soddisfa; anche se non particolarmente selettiva è pur sempre una gara ITU, e una vittoria, anzi due, dà sempre 'morale', fiducia e consapevolezza che la strada che abbiamo intrapreso è probabilmente quella giusta.
Il soggiorno, in particolare sotto l'aspetto logistico, è stato ottimale grazie anche al prezioso supporto del gruppo di atleti argentini con i quali abbiamo da tempo un ottimo rapporto, in particolare con Luciano Farias e Adriano e Roberto Del Podio che sono gli atleti elite che tra l'altro hanno condiviso con noi anche la gara di La Paz. Ci hanno consentito soluzioni logistiche ottimali e perciò, a loro, va un particolare ringraziamento. Ho potuto rilevare frequentemente sensazioni positive da parte degli atleti, soddisfatti dell'esperienza che stavano vivendo tecnicamente ma credo anche dal punto di vista umano.
Condividere 20 giorni di vita quotidiana con abitudini personali inevitabilmente diverse, non è facile; questo gruppo di lavoro ha dimostrato di non avere particolari problemi in tutto ciò, ma anzi di apprezzare l'esperienza favorendo un'ulteriore crescita del gruppo stesso".