Si è tenuta oggi a Milano presso Palazzo Bovara, la seconda conferenza, dopo quella di febbraio a Roma, organizzata dall'azienda farmaceutica Janssen, per illustrare, promuovere e fare il punto del Progetto Triathlon.
Un ambizioso ed innovativo Progetto, ricordiamo, rivolto all’approccio integrato dei pazienti affetti da psicosi di schizofrenia, avviato dalla Janssen in partnership con Società Italiana di Psichiatria (SIP), Società Italiana di Psichiatria Biologica (SIPB), Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (SINPF), Fondazione Progetto ITACA Onlus, ONDA (Osservatorio Nazionale sulla salute della donna) e con la Federazione Italiana Triathlon (FITRI).
‘Progetto Triathlon’ ha voluto ed avuto fin dall'inizio al suo fianco, come partnership, anche la FITRI, per il supporto tecnico organizzativo finalizzato alla formazione di operatori sanitari, pazienti e caregiver, con l'obiettivo del miglioramento della qualità di vita ed integrazione dei pazienti, focalizzando quale specifico traguardo, di prepararli per la partecipazione a 3 “campionati” di Triathlon a loro dedicati - 3 gare ‘non competitive’ , organizzate, con il diretto supporto della Janssen.
Presente ai lavori, quindi, anche il presidente Luigi Bianchi che dopo aver ringraziato per il coinvolgimento che ha consentito alla federazione di essere parte attiva di questo progetto che si coniuga negli importanti aspetti sociali, si è soffermato nel suo intervento su quanto ad oggi fatto dalla Federazione con il SIT coordinato da Costantino Bertucelli:
"Abbiamo iniziato a creare, grazie alla Janssen, una prima ‘task-force’ di operatori, laureati in Scienze Motorie, in alcune regioni come Marche, Puglia e Abruzzo, a brevissimo anche qui in Lombardia ed altre regioni si aggiungeranno via via secondo quanto previsto nel Progetto. Stiamo preparando ad ‘approcciare’ il nostro sport in modo non agonistico ed in questa fase stiamo concludendo la parte rivolta all’incontro ed alla preparazione degli operatori; poi, per il 2017, avremo come scadenza ed ultima parte attuativa finale, il campionato di salute mentale."
Sono stati forniti dalla Janssen, nel corso della conferenza, i dati aggiornati circa l'avanzamento del Progetto Triathlon: a livello nazionale il Progetto interessa la gran parte delle regioni italiane, 23 gli eventi formativi con il coinvolgimento del personale sanitario - oltre 2500 operatori medici e non medici - con l'obiettivo principale dell'integrazione del paziente: il reinserimento, la qualità della vita, il diritto e la dignità alla stessa, sono i valori portanti di questo progetto che cerca oltre che nei farmaci, anche nello stile di vita – alimentazione e benessere – il suo innovativo punto di forza.
Rassegna Stampa |
La survey europea “Addressing misconceptions in schizophrenia” delinea la schizofrenia come una patologia cronica, con cui convivono per molti anni giovani nel pieno dell’età produttiva: l’85% dei pazienti italiani intervistati ha tra i 18 e i 50 anni. Anche i caregiver, per lo più familiari, sono persone giovani sulle quali gravano diversi compiti assistenziali, compreso quello di ricordare al paziente di assumere la terapia. Una malattia che compromette le prestazioni sociali di persone giovani, nel pieno della vita lavorativa e produttiva, alterando gli equilibri anche all’interno delle famiglie: ancora oggi il “peso” maggiore ricade sulla figura del caregiver, quasi sempre un familiare, che tra i suoi compiti assistenziali deve anche spesso ricordare al paziente di assumere la terapia. È il profilo della schizofrenia che emerge dalla ricerca Addressing misconceptions in schizophrenia, realizzata da Janssen su pazienti e caregiver, presentata oggi a Milano in occasione di un incontro che ha fatto il punto sulle attività del progetto TRIATHLON – Indipendenza, Benessere, Integrazione nella Psicosi, che proprio in Lombardia inaugura una nuova fase con il lancio delle iniziative legate alla dimensione sociale del progetto, finalizzata al reinserimento del paziente. La metà (50%) dei pazienti italiani che hanno partecipato alla survey ha un’età compresa tra i 31 e i 50 anni, il 35% tra i 18 e i 30 anni; conseguentemente, anche i caregiver sono persone giovani nel pieno della loro vita (il 72% ha tra i 28 e i 50 anni), che si trovano a dover gestire da sole l’assistenza, i trattamenti e l’impatto della malattia schizofrenica sulle attività quotidiane del paziente. Dalla ricerca emerge che la preoccupazione maggiore dei caregiver riguarda proprio quest’ultimo aspetto: il 63% degli intervistati teme gli effetti “destabilizzanti” della malattia sul corso ordinario delle attività e si mostra preoccupato per il lavoro, lo studio, le attività sociali del paziente. L’indagine sottolinea una volta di più l’importanza di intervenire “presto e bene”, obiettivo oggi possibile grazie all’approccio integrato di cura e all’evoluzione delle risorse farmacologiche. “I dati che emergono da questa indagine fanno capire quanto sia importante intervenire tempestivamente, oggi più che mai – commenta Claudio Mencacci, Presidente Società Italiana di Psichiatria (SIP) – dati recenti ci dicono che questi pazienti arrivano nei DSM dopo un periodo medio di 7 anni: troppi, se consideriamo che in un periodo così lungo la malattia peggiora, con conseguenze sulle condizioni del paziente e sulla qualità di vita del paziente stesso e della sua famiglia. Inoltre, un intervento efficace dovrebbe essere coordinato e integrato tra le parti: solo così può portare a una reale riabilitazione e al reinserimento nella società”. Proprio per rispondere a queste esigenze, nei mesi scorsi è stato lanciato il progetto TRIATHLON, promosso da Janssen in partnership con Società Italiana di Psichiatria (SIP), Società Italiana di Psichiatria Biologica (SIPB), Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (SINPF), Fondazione Progetto ITACA Onlus, ONDA (Osservatorio Nazionale sulla salute della donna), e Federazione Italiana Triathlon (FITRI). Un programma innovativo per promuovere il recupero ed il reinserimento dei pazienti attraverso un approccio integrato, basato sul coinvolgimento di tutte le figure chiave dell’assistenza, lungo tre dimensioni fondamentali - clinica, organizzativa e sociale - che da febbraio ad oggi ha già coinvolto numerosi DSM (Dipartimenti Salute Mentale) sul territorio. La survey evidenzia come la terapia farmacologica sia la strategia terapeutica principale per la quasi totalità dei pazienti (80%) ma evidenzia anche come solo meno della metà (43%) esprima soddisfazione per le terapie assunte e come ci sia un uso ancora limitato (19% dei pazienti) di terapie, come quelle iniettive a lunga durata d’azione, che potrebbero permettere una maggiore autonomia del paziente e quindi una migliore gestione della dimensione sociale. Ora in Lombardia è in partenza proprio la “dimensione sociale” del progetto, con le attività organizzate con i trainer della FITRI – Federazione Italiana Triathlon, che guideranno i pazienti fino a culminare nel Primo campionato di Triathlon a squadre della salute mentale, ma non solo: c’è anche una novità che riguarda il reinserimento socio-lavorativo delle persone con psicosi, realizzata con il supporto di ONDA. “Uno dei problemi della malattia psichica è la giovane età' dei pazienti e l’abbassamento della loro autostima – spiega Francesca Merzagora, Presidente ONDA, Osservatorio Nazionale sulla salute della donna – proprio per supportare questo aspetto così vitale abbiamo pensato ad una modalità innovativa per potenziare la dimensione sociale e il reinserimento socio-lavorativo dei pazienti: un corso per il patentino europeo del computer per dotare questi giovani di competenze digitali di base. L’iniziativa coinvolgerà nell’arco di un anno 37 Dipartimenti di Salute Mentale e circa 100 pazienti in tutta Italia.” La diffusione nella popolazione Fonte comunicato stampa Janssen
|