Ironman 70.3 Pescara

Anche la Puglia tra i protagonisti
Probabilmente non porto molto bene a Pescara il giorno del 70.3. Ogni volta che ci vado succede qualcosa a livello organizzativo che mi fa pensare che questo Ironman non sia poi così impeccabile come raccontano e che l'organizzazione, prima di lanciarsi verso "full distance" ci pensi bene a prescindere dall'entusiasmo che creerebbe di sicuro.
Domenica 1 giugno, la tanto attesa data per tanti appassionati di triathlon e di sport, in una cornice bellissima, perchè Pescara ha un lungomare e dei paesaggi intorno che farebbero invidia a tanti eventi internazionali ed è in grado di proporre a livello tecnico, situazioni complete e selettive. Chi vuole andare bene, insomma deve allenarsi tanto, almeno otto mesi per chi vuole ottenere una prestazione qualitativa, un paio per chi vuole definirsi finisher.

L'emozione travolge sin dai giorni prima, atleti intenti a provare percorsi e a farsi fotografare in tutte le pose e in tutti gli ambienti che ricordano la gara, e poi il fatidico via alle batterie ben ordinate. La prova di nuoto ridotta a un chilometro all'interno dei frangiflutti, più di tanto non si può fare anzi, saranno in pochi a nuotare la distanza poichè nel ritorno controcorrente, file di centinaia di atleti camminano sul basso fondale per tutto il tratto da circa 500m per giungere a riva anche al di fuori del percorso, i giudici girano la testa per evitare squalifiche di massa e salvare il salvabile, in questo caso penso anche io che non avrebbero potuto fare diversamente, l'alternativa era non fare la prova di nuoto. Chiaramente in tutto ciò è potuto succedere di tutto e qualche atleta poco rispettoso del regolamento ne ha approfittato per evitare di arrivare in fondo a un percorso a bastone infelice e invitante a provarci.

Complimenti ai volontari e alle forze dell'ordine che hanno messo in acqua ogni mezzo di sicurezza, molto attenti e presenti su tutto il percorso, nessuno ha avuto problemi e bastava solo alzare la mano per essere soccorsi, meno complimenti per l'assenza di rispetto delle regole, ma forse tutti i giudici erano sul percorso bike.

Alla fine, con sommo sollievo degli organizzatori e di tutto il foltissimo pubblico, tutti a riva e finalmente in bici per la frazione preferita. Ogni volta che capito in gare di questo genere vedo un livello tecnologico sempre più alto, penso che siamo ai limiti delle possibilità aerodinamiche, di peso, di materiali, di forme e di prestazioni, meno male che poi ci sono le gambe che pareggiano il conto e per strada si incontrano quelli che in partenza sembravano potenziali campioni del mondo seduti sul marciapiede a disperarsi di non farcela più a spingere per aver esagerato nell'invitante fase iniziale, prima veloce a favore di maestrale, poi subdola nelle pendenze e nelle discese tecniche che non pochi problemi hanno creato sotto la pioggia e che, infine, ha presentato il conto nei 20km finali drittissimi contro il maestrale. E capita che una vecchia Bianchi in alluminio superi futuristiche bici da crono con proprietari alle prese con dilemmi sulla preparazione fisica e mentale allo sforzo. Ma quelle sono forse le persone più apprezzabili, se sono al lumicino è perchè ci hanno provato, come da regolamento, a fare tutto da soli, contro il vento, la pioggia e i pericoli dell'asfalto e sicuramente contro la fatica conseguente, al contrario di coloro che hanno approfittato dell'assenza di giudici sul percorso per fare scia e formare gruppi sin dai primi chilometri distribuendosi sforzi e traendone vantaggi a discapito di altri e di una classifica che diventava man mano meno veritiera.

Bravi i primi, sicuramente i più, o unici, controllati, poi diventa tutto un mercato che deve solo andare avanti per garantirsi iscrizioni future e tutto è concesso.

Ma i giudici non c'erano neanche in questo caso, forse la pioggia fuori stagione, il vento... vabbè li troveremo da qualche parte.

Complimenti da rinnovare invece per l'assistenza su un giro unico di 90km circa, con una presenza di forze dell'ordine notevole e di volontari ben visibili in casacca pronti ad assistere ad ogni incrocio e nei punti di ristoro pronti a rifornire anche dopo 4 ore con lo stesso entusiasmo dei primi passaggi. Tanti in divisa, Carabinieri, Finanza, mi hanno sorpassato talmente tante moto della Polizia che ho pensato di essere un latitante in bici e guardavano in faccia i ciclisti per carpirne le difficoltà. Proprio bravi. A un certo punto ho pensato che a questa manifestazione ci tiene più Pescara e la sua amministrazione con tutte le componenti che ha messo in campo che gli organizzatori Ironman.

Meno male che dopo 86km si è rivista la zona cambio, zona cambio di cui non abbiamo parlato, ma ampiamente criticata da tutti per la risicatezza degli spazi, la zona per i cambi degli staffettisti ridicola che ha creato molti problemi allo svolgimento soprattutto in T1. Da quando in quà i frazionisti attendono i compagni all'ingresso della zona cambio, bloccandola evidentemente? Nuotatori stremati buttati per terra in mezzo al passaggio e i ciclisti che piegati in due sull'unico tappeto a posizionarsi il chip alla caviglia non davano una bella impressione all'organizzazione che era rimasta indubbiamente sorpresa e incapace di decidere alternative in corso. Poi la zona delle sacche di cambio, con gli atleti fermi a non far passare gli altri in arrivo, strettissima, poi il tunnel di cambio, piccolo con gli atleti seduti a terra a cambiarsi e a rendere il tutto più difficoltoso. Vabbè, nella concitazione della gara meglio pensare alla frazione successiva e dopo qualche imprecazione ogni atleta ha potuto prendere il via.

Corsa bellissima e spettacolare, nel pieno centro cittadino, con un foltissimo pubblico per tutti i 21km divisi in 4 giri uguali, ad ogni giro un braccialetto di diverso colore e infine il corridoio finale fino al traguardo sulla spiaggia, fa niente che qualche atleta, nonostante non avesse tutti i braccialetti veniva mandato al traguardo lo stesso, salvo capire da solo che non era il momento di arrivare e tornare sul percorso a completare i chilometri restanti.

Certo su 2000 atleti la casistica di ciò che può accadere in una prova del genere è ampissima, ma da li a dire che si è perfetti e si può puntare alla "full distance" il passo mi sembra azzardato.

Leggendo la notizia emessa dall'organizzazione per l'edizione 2015 completa ho pensato al maestrale e a un ironman lungo con prova di nuoto di un chilometro, perchè più di tanto non è possibile, ma chissà, forse affidandosi ai volontari così premurosi ed efficienti, anche una organizzazione lacunosa potrebbe farcela.

Chiaramente sto parlando della gara, perchè ritengo che il resto sia stato all'altezza e la macchina organizzativa generale funzioni bene, forse il problema sono le variabili che la gara pone.

Tanti i pugliesi presenti, la vicinanza alla nostra regione rende quella di Pescara una meta tradizionale e ambita dai nostri atleti che si presentano con allenamenti più o meno qualitativi e con ambizioni diverse. Un plauso a Giacomo Maritati della Salento triathlon, il migliore dei nostri e secondo di categoria, poi tutti gli altri che siamo abituati a vedere nei primi posti delle nostre gare tranne la sorpresa della giornata, Ignazio Antonacci della Nadir on Tre Road di Putignano, secondo dei pugliesi che è riuscito battere atleti ben più titolati di lui come Antelmi, i fratelli Imbriani, Chiantera, De Candia ecc. dimostrando che non è necessario allenarsi come fanno gli altri per fare risultato in questa gara ne fare altre gare durante l'anno, e li ha messi dietro grazie a una prova di nuoto da "lupo di mare" che potrebbe destare anche qualche sospetto se non sapessimo che è li anche per dare l'esempio di correttezza sportiva ai suoi adepti del progetto neofiti e grazie a frazioni di ciclismo e di corsa che, anche se non preparate a suo dire, sono risultate ottime e nel dopo gara avranno reso perplesse le menti dei molti pugliesi che ha battuto che si sbattono di allenamenti per tutta la settimana.

Dopo i pugliesi menzionati tanti altri nostri corregionali che hanno completato il percorso anche in tempi di minore importanza, ma con la soddisfazione di aver fatto tutto il loro dovere dopo mesi di allenamento e che ora speriamo di vedere in gara ancora dalle nostre parti.

Anche tra le staffette ho potuto notare la presenza di molti pugliesi, ho riconosciuto nuotatori abituati a partecipare a questa gara come Guglielmi e alteti come Auciello autori di tempi in gara di notevole spessore, ma senza esagerare, almeno il 30% degli staffettisti era pugliese, questo è anche un vanto.

Ruggieri Domenico