Aquaticrunner, una sfida per triathleti molto singolare

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AquaticRunnerStartingas a man and arrivingas an amphibian(www.aquaticrunner.com)


Il nostro amico Fabio Leoni, ha partecipato alla singolare manifestazione a Lignano e ci ha mandato un resoconto dettagliato dell'esperienza che potrebbe essere da stimolo per altri...


Premessa


Tra le frazioni del Triathlon, che pratico ormai da dieci anni, ho sempre amato il nuoto e la corsa. La bici mi piace, ma non è stata mai alla stessa altezza delle altre 2. Così quando ho notato questo tipo di gara sono stato attratto immediatamente.


AquaticRunner


E’ una disciplina molto diffusa in Nord Europa tra quelle estreme di endurance, si nuota quando si incontra l’acqua, si corre quando si incontra la terra ferma, il tutto senza mai cambiare equipaggiamento (si nuota con le scarpe). In italia è arrivata lo scorso anno come test ed è stata premiata come miglior evento sportivo novità 2014. Per il 2015 la gara viene inserita nel circuito internazionale come AquaticrunnerItaly ed è anche valida come campionato italiano CSEN di specialità.


Ho quindi cominciato a seguirla per capire di cosa effettivamente si trattasse.  Si andava da Lignano a Grado, 19 km di corsa e 4 km di nuoto attraversando 5 isole. La prima edizione naturalmente è stata una sorta di zero edition con soli 80 atleti e molte cose da perfezionare. Ne sono venuto a conoscenza quando ormai era troppo tardi per iscriversi, ma comunque sono rimasto a guardare. Grande successo mediatico, impressioni degli atleti euforiche… ok la facciamo.


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Iscrizione


Le iscrizioni si aprono a Dicembre, 120 posti per titoli, 40 dalle qualifiche, 20 stranieri. Mi fisso tutte gliallarmi possibili sul cellulare sul pc ecc. ecc. eppure appena riesco a prenotare,dopo meno di un’ora, sono oltre il numero 540Noooooo, possibile?


I titoli di ammissione richiesti sono pazzeschi, 1'ironmanoppure 3 mezzi ironmanoppure 1 gara nuoto lunghe distanze + 1 maratona, ecc, in combinazioni fisse come dicono loro e nei tempi che dicono loro. Pur avendo fatto quasi tutte queste gare, solo una combinazione risulta percorribile, i 3 mezzi ironman (meno male). 


Non sono tanto speranzoso, ma un mese dopo arriva la buona notizia: You are in the starting list. I miei titoli sembrano abbastanza buoni. Scopro con sommo piacere che anche Paolo Zongolo della MSL è nella starting list (ci sentiamo subito per programmare il viaggio e soggiorno). Siamo gli unici due pugliesi accettati. Oltre a Paolo so che troverò a Grado (perché quest’anno la gara è al contrario da Grado a Lignano) il mio amico Fabio Carbonara da Torino Triathlon E’una delle mie vittime contagiatcon la malattia del Triathlon, quando vivevo in Belgio e lui era un convinto maratoneta. Anche se ci sentiamo spesso via telefono, mail, sms, non lo vedo da 4 anni e mi fa molto piacere che siamo riusciti a far coincidere una gara.


Preparazione e adattamento


Da Marzo basandomi sulle foto che ho visto sul sito aquaticrunner.com e sulle poche info disponibili, rispetto alle mie abitudini e combinando con le mie tabelle di allenamentocomincio ad allungare le sedute di nuoto prediligendo l’uso delle braccia ed usando il pull ad ogni fine allenamento. Spesso finisco di allenarmi con i Master e quando vanno via mi faccio lavori di braccia e/o palette, a volte metto anche mutande a rete ecc.. Durante la gara, dato che si nuota con le scarpe, è consentito usare il pull che molti vedo in foto portare legato alla coscia con un elastico.


Arrivati a Giugno si può nuotare a mare e provare a nuotare con le scarpe. Faccio settimanalmente, sempre integrando con il resto, una seduta di nuoto con le scarpe che porterò da 1000 a 3000 mt nel giro di un mese. Ho notato che in condizioni non di sforzo, perdo 1 minuto ogni 500 mt rispetto al mio ritmo normale, poco male. Finito il nuoto me ne torno a casa correndo con le scarpe zuppe d’acqua. Avevo conservato 2 paia di scarpe ormai esauste da buttare via, ma alle quali ho chiesto l’ultimo sacrificio. A fine Giugno comincio a fare vere e proprie simulazioni di corsa e nuoto in assetto aquaticrunner con prova equipaggiamento. Ne farò 3 in totale di cui la più lunga da 15,5km run e 3,5 km swim. Ho un’ottima risposta cronometrica, ma chissà se le condizioni che troverò saranno le stesse. Esattamente una settimana prima mi faccio anche una gara di nuoto acque libere che risulterà lunga 6,250 km con mare mosso. La finisco sprintando e questo mi fa capire che al nuoto non avrò grossi problemi per la gara.


Il giorno prima


Per andare al risparmio totale, dato che ultimamente non si navignell’oro, parto con Paolo Zongolo in treno la mattina del giorno precedente per arrivare dopo 11 ore a Grado, dove ci viene a prendere Fabio Carbonara. Baci e abbracci e tanti aneddoti da raccotarci e subito decidiamo di andare a cena insieme, prima però ritiro del pacco gara. Fabio è in compagnia della moglie Silvana che saluto con piacere anche lei dopo 4 anni. Ceniamo in riva alla laguna con un piattone di spaghetti con le vongole e subito a nanna.  


Il risveglio


Sveglia alle 5:15 e subito primo round in bagno, colazione, poca fame (strano di solito mangio molto), altri round si susseguono saranno 5 più 1 in zona partenza (la prossima volta pasta in bianco!!!!). Intanto durante il riscaldamento mi rendo conto che l’elastico che mi deve mantenere il pull non tiene, mi scivola giù. Il tessuto del body è troppo performante, il tessuto stesso dell’elastico non ce la fa a non scivolare neanche se lo stringo a come un laccio emostatico. Mannaggia a me….. Rimedio parzialmente, ma mi rendo conto che sarà un’altra cosa a cui dovrò fare attenzione se mi casca mentre corro potrei inciampare o peggio (rallentare!!). Mi ungo tutto con vaselina e aziono sia il GPS che il cronometro normale (non si sa mai). Mi intrattengo a parlare con uno svedese scherzando un po’ sul suo pull buoy, ma anche lui ci scherza su (c...o! alle fine questo arriverà 2° assoluto, altro che sfotterlo!).


La gara


7:30 Via, partiamo e si corre subito, io che mi mantengo il pull sulla coscia e vedo che siamo già sotto i 4m/km, ma sarà l’unica volta anche perché questo sarà l’unico fondo duro che troveremo fino alla fine. Circa 1,5 km e siamo su una spiaggia, alla fine della quale entreremo in acqua per il primo tratto di nuoto. Sono 1100 mt di acqua mossa, paludosa, oscura e torbida. Mi arrivano ogni tanto delle nuvole di alghe galleggianti in faccia, ma l’avevo messo in conto. Se scegli queste discipline non puoi impressionarti di niente, altrimenti è meglio che vai a giocare a calcetto.


Approdiamo sulla prima isola, vedo che ogni approdo ti costringe a camminare nell’acqua bassada quando ti arriva alle ginocchia prima di raggiungere la battigia. Sul bagnasciuga oltre a gusci di vongole spaccati vedo anche tante meduse morte, spero di non scontrarmi in acqua, è così torbida che sentirei prima il dolore di vederla. Il pull intanto scivola sempre tanto che decido di sfilarlo dalla gamba ogni isola e mettermelo sulla spalla per correre meglio. E’ vero che mi costa tempo sfilarlo e rimetterlo per il nuoto, ma almeno poi corro senza mantenerlo con la mano sulla coscia. 


AquRunMap


Così le altre 4 isole e canali, si susseguono interrotte solo da pochissimi rifornimenti (la sete l’abbiamo sofferta molto) e da due frangiflutti da scavalcare e tuffarsi. Si corre sempre sul bagnasciuga inclinato che però a volte presenta dei cumuli di alghe morte ammassate sulla riva che sei costretto a farti strada dentro sprofondando con i piedi, a volte invece attraversi bachi di sabbia morbidissima (pesantissima) e altre volte tagli in acqua bassa. La cosa strana è che, quando corri non vedi l’ora di nuotare e quando nuoti non vedi l’ora di correre. Questo è successo a tutti quelli con cui ho parlato dopo. Le scarpe impregnate non pesano moltissimo per l’acqua, ma per la sabbia così sottile che si infila attraverso il tessuto e rimane in punta al piede. Intanto una vescica si fa sentire sotto il piede sinistro. Anche quella era in preventivo. Non era in preventivo invece un taglio al dito anulare della mano sinistra e un’abrasione al collo (per non essere monotono non ritorno sul concetto del calcetto). Alla fine mi risulteranno 15 frazioni: 8 di corsa e 7 di nuoto.


Quando sto per lasciare l’ultima isola, mi si affianca un fotografo che corre per un tratto insieme con una go-pro e mi intervista al volo. La cosa è simpatica ci ridiamo su. Lui era incuriosito dal pull sulla clavicola, pensava fosse un vezzo, ma è invece una “pezza” a colori che mi sono dovuto inventare per rimediare all’errore di equipaggiamento.


Quando mi butto nel canale di Maran il mare si agita ed arriva una specie di tromba d’aria. Vento in un verso che spazzola la cresta delle onde che invece viaggiano nel verso opposto. Ce casin. Perdo la direzione insieme ad un altro atleta, ma per fortuna due canoe ci rimettono in direzione. Intanto dopo non aver sbagliato neanche un metro per tutta la gara, ecco che comincio ad allungare per errore. Altra corsa di 800 metri ed ancora in mare per gli ultimi 1400 mt. Nel frattempo il mare si è agitato un sacco e le 3 boe da infilare sono bianche e con le creste delle onde, non si vedono proprio, per di più sono anche abbastanza al largo. Altro errore di percorso e meno male che una barca mi indica le boe. Alla fine avrò fatto, confrontando con il GPS di Fabio C,. 400 metri in più. Poco male, non sarà successo solo a me.



Finalmente l’ultimo approdo è sulla spiaggia di Lignano. Due ali di folla per gli ultimi 100 metri di sabbia da correre. Ti incitano è finita, you are a finisher per ogni persona che arriva. In uno slancio di euforia sorpasso anche 2 atleti leggermente più avanti di me, mi sento però chiamare, mi giro: è Andrea Marino di Trieste, amico e collega tecnico FITRI, mi fermo, gli do la mano ed insieme all’altro atleta austriaco, tagliamo il traguardo tutti e tre insieme: 3 ore e 7 minuti. Con i pezzi di nuoto finali, dove mi sono praticamente perso nel mare, non ho idea di come potrei essermi classificato. Aspetto i miei compagni di avventura. Arriva Paolo poi arriva Fabio C.. Ok tutti sani e salvi.  L’impressione è di essere nei primi 30, visto che non ci sono molti atleti al traguardo. Quando finalmente pubblicheranno la classifica finale risulterò 21° assoluto, 15° italiano. Meglio di quanto avessi mai potuto immaginare. Dopotutto con il numero chiuso avevano accettato solo specialisti dell’endurance e di queste tipologie di gara.


Considerazioni


La gara è senza dubbio dura, più di una maratona a mio parere, ma l’alternanza ripetuta fa volare il tempo rispetto a gare molto più monotone. Il contatto così intenso con la natura, il conseguimento di traguardi intermedi come raggiungere un’isola a nuoto o superare un ostacolo quale una barriera di scogli o un tratto fangoso, rendono la prova più vicina ad un’avventura, piuttosto che a una normale competizione. La fatica viene superata dall’entusiasmo di vivere questa esperienza.


Fabio Leoni