Daria e Bartolomeo all'Ironman UK


Gli iron-sposi Daria Meinardi e Bartolomeo Fissore hanno partecipato il 2 agosto scorso all'Ironman UK a Bolton, terminando entrambi la gara e laureandosi così ironman finisher. Di seguito il racconto di Daria.

Abbiamo scelto l'Inghilterra perchè suggestionati dal racconto di Marco Nicastri e Margherita Strata di ritorno dal loro IM UK dell'anno scorso e perché volevamo conoscere quel paese. Ci siamo iscritti appena hanno aperto, convinti di gareggiare a Sherborn, poi per motivi loro, hanno cambiato sede...
Ci siamo preparati a modo nostro (e i risultati si vedono!), gareggiando nei duathlon e nei triathlon, facendo delle uscite lunghe in bici quando il tempo lo permetteva, partecipando alle podistiche della zona, alle maratonine in Liguria e in compagnia degli amici.
Dove abitiamo possiamo scegliere le Langhe per salite lunghe in bici, le Alte Langhe per giri di centinaia di chilometri con panorami che nn ti annoi mai. Quando abbiamo poco tempo andiamo verso il Roero che presenta salite dure, corte, in ombra.
Andiamo a correre intorno al Centro Sportivo Roero, dove c'è la piscina in cui nuotiamo, tre volte a settimana. Altro che tabelle, io e Bartolomeo facciamo sport per vivere al meglio.
Lo scorso 2 agosto, a Bolton, abbiamo affrontato la gara con la giusta combinazione tra l'impegno per raggiungere l'obiettivo e la voglia di godersi la competizione in tutti i suoi aspetti. La preoccupazione mia era di non prendere freddo e di non farmi male. Nella frazione a nuoto ho trovato lo spazio che mi serve per nuotare distesa e non ho avuto problemi fino ai 3.000, quando ho incominciato ad avere piccoli crampi ai polpacci: mi sono appoggiata a un ragazzo con la canoa e ho approfittato della pausa per capire la direzione da prendere per uscire il più in fretta possibile!
L'uscita dall'acqua era agevole, il difficile era non scivolare sul fango andando alla Z.C., parecchio distante, infatti il mio T1 ne ha risentito; anche Bartolomeo mi ha superata... Lui ha adottato la strategia di partire con body e polpaccere già sotto la muta. Io invece mi sono vestita e ho portato di peso la bici fino a quando non ho trovato la strada pulita.
Sono partita bene e ho superato le prime salite, altro che "sweet hills"!
Le discese erano un po' pericolose, poi per il resto il tracciato era, per fortuna, meno duro del previsto, anche se c'era veno contrario. Così, il mio obiettivo di girare sulle due ore e mezza ogni 60 km è andato perso. Però mi sono goduta il paesaggio bucolico, verde da far male agli occhi, con pecore e mucche al pascolo e piccoli conigli lungo i bordi della strada.
I ristori erano ottimi e all'altezza, grazie ai volontari, splendidi; gli incroci presidiati da volontari, da forze dell'ordine, con corsie delimitate da coni nei punti più pericolosi e tratti di strada chiusi al traffico. Dopo essermi cambiata al mio T2, sono partita per la maratona camminando tra volontari e spettatori che incitavano senza risparmiarsi. Già quest'inverno avevo deciso che se volevo arrivare in fondo all'ultima fatica, avrei dovuto marciare sempre, l'esperienza fatta all'Elba mi è servita; la difficoltà è stata capire come si snodava il percorso che partiva dal Rivington Reservoir e arrivava in centro a Bolton, facendo due giri asimmetrici, attraversando due volte un Garden Park con delle pendenze impossibili, un po' sulla strada principale e poi su uno sterrato lungo un canale, senza nessun riferimentro chilometrico.
Nel frattempo ho incrociato due volte Bartolomeo, stava bene e mi ha dato dei consigli per affrontare il giardino! Anche nella maratona i ristori erano abbondanti e c'erano anche i W.C., che bello. Cercando di nn mollare nonostante la stanchezza, canticchiando e facendo qualche battuta con i mie compagni d'avventura, sono arrivata alla finish line, accolta dal fragore degli spettatori e da Bartolomeo, che nel frattempo si era fatto massaggiare, si era cambiato e aveva mangiato. Foto di rito con la medaglia e poi via a bere un caffelatte caldo con una fetta di torta!
Fuori dal Municipio ci aspettava un pulmino per riportarci alla Z.C. a recuperare bici e sacche, ultima fatica: caricare tutto sul nostro furgone, poi finalmente al cottage per un bagno caldo e una bella dormita.
Soddisfatti!
(DN)