Una stagione entusiasmante per tutto il Settore Giovanile quella che è ormai andata in archivio. Grande profondità di risultati, alcuni eclatanti acuti e un movimento che risponde sempre “presente”: non può che chiudersi con soddisfazione il 2019 del nostro vivaio. Con il Direttore Tecnico Giovanile Alessandro Bottoni, riviviamo l'annata agonistica appena conclusa prima di proiettarsi verso la nuova stagione.
Bottoni, in sintesi, che stagione ci apprestiamo ad archiviare?
“Il 2019 ha visto concretizzarsi i progetti e i programmi strutturati negli anni passati in risultati internazionali di rilievo. L’Italia è stata una delle nazioni più in vista sui campi gara di riferimento per le categorie giovanili ossia i Campionati Europei e Mondiali di categoria nel triathlon e il circuito delle Etu Junior Cup”.
Andiamo subito alla rassegna iridata di Losanna, dove sicuramente abbiamo ottenuto il risultato più eclatante.
“Il processo che ha portato a Losanna parte da lontano, coerentemente con l’obiettivo di incoraggiare la cultura della performance e non della partecipazione: dal 2016 l’Italia compete solo con atleti in grado di esprimersi con ottimi standard di prestazione a quel livello. Per questo, i criteri di qualificazione interni sono molto selettivi e comunque ancora più accessibili dei migliori paesi al mondo. Nel 2017 solo un’atleta aveva conseguito gli standard richiesti per la qualificazione ai Campionati Europei, nel 2018 sono stati 3 gli atleti che hanno centrato lo stesso criterio, nel 2019 l’Italia ha vinto un'oro ai campionati continentali, realizzato un 4° posto a squadre, con il podio perso al fotofinish e senza schierare l’atleta di punta impegnata nella staffetta assoluta, e portato a competere quattro atleti nella prova individuale. Infine, sempre quest'anno, nel campionato del mondo ben tre atleti hanno centrato il criterio molto selettivo di accesso, realizzando lo storico primo e secondo posto nelle donne con Mallozzi e Arpinelli e l’ottavo posto negli uomini con Crociani”.
Come si arriva a questi risultati di vertice?
“Dietro tutti questi risultati bisogna ogni volta evidenziare che c’è soprattutto il merito e il lavoro dei tecnici e delle Società che operano quotidianamente, a volte con poche risorse e grandi difficoltà, per fornire agli atleti quell’ambiente di sviluppo e quegli stimoli adeguati ed incoraggiati dal programma attraverso il lavoro di una eccezionale squadra di tecnici giovanili ancora troppo poco riconosciuti”.
L'Italia ha recitato un ruolo da assoluta protagonista in Coppa Europa.
“In Coppa Europa l‘Italia Giovani ha giocato un ruolo da protagonista, in testa per tutta la seconda parte di stagione ha ceduto solo alla fine il primo posto all’Ungheria. Se l’obiettivo era quello di vincere a tutti i costi avremmo attuato una strategia differente; la stessa Mallozzi non ha utilizzato tutte le possibilità di punteggio, presentando solo due risultati utili per puntare a gare per lei più funzionali allo sviluppo. Per noi le Etu Junior Cup sono uno strumento per perseguire lo sviluppo e non il fine. Il circuito è utilizzato prevalentemente in funzione del processo di sviluppo, dando ai giovani l’opportunità di raggiungere l’obiettivo della qualificazione o selezione a tali eventi e successivamente l’opportunità di essere esposti ad una competizione internazionale. Sia il processo di selezione sia la scelta delle competizioni, seguono fedelmente i principi enunciati del Programma di Sviluppo, con l’unico obiettivo di incoraggiare il migliore sviluppo possibile dei nostri giovani”.
Come ci poniamo, in prospettiva, a livello internazionale?
“Il livello internazionale è in continua evoluzione e, come già detto, per crescere bisogna migliorare più velocemente degli altri. In Etu Junior Cup, nel 2019, tre nazioni sono andate molto al di sopra dei punti necessari per vincere negli ultimi anni e gli azzurri hanno comunque ottenuto nel circuito 6 vittorie,11 podi e per 18 volte i nostri giovani sono arrivati nei primi 5 posti”.
Dietro Mallozzi e Arpinelli, quali sono i giovani emergenti?
“Le due Junior medagliate a Losanna e Alessio Crociani, ottimo ottavo, hanno potuto finalizzare la preparazione nel camp di Ovindoli, che ha coinvolto molti giovani delle categorie Junior e Youth, a dimostrazione del fatto che gli altri giovani non sono così lontani da questo livello. Alcuni di loro necessitano di più tempo e probabilmente non riusciranno nelle categorie Juniores ad esprimere prestazioni di grande rilievo, ma non è quello l’obiettivo del programma. In funzione dell’Alto Livello, l’obiettivo principale è quello sviluppare dei giovani in grado di intraprendere un percorso per esprimere, solo dopo gli anni necessari, le prestazioni nelle categorie assolute. Ad ogni modo anche tra i più giovani della categoria Youth, nella manifestazione di riferimento continentale, l’Italia ha conquistato un terzo posto nella classifica a squadre e posizionato 3 atlete nelle prime 8 nella prova individuale”.
Le due atlete citate prima sono l'espressione dei principi del Programma di Sviluppo?
“Esattamente, espressione di quei principi ben definiti da diversi anni e che diffondiamo attraverso i programmi e il lavoro eccezionale dello staff. La considerazione fondamentale è che Mallozzi e Arpinelli non sono soltanto due giovani molto promettenti, ma il frutto di un progetto costruito nel tempo che è assolutamente replicabile in altri contesti, adattandolo alle particolarità e alle risorse disponibili. È necessario che Società, Tecnici e chiunque abbia a cuore i giovani lavorino sul proprio ambiente quotidiano, in modo da poter esporre agli stimoli adeguati il gran numero di giovani che ora abbiamo con le potenzialità di base necessarie. Il numero di giovani che costituiscono questa base di partenza, identificabile a grandi linee con quella che compete nel circuito nazionale, è più che raddoppiato negli ultimi anni e di gran lunga sufficiente come base per i programmi di sviluppo. Spesso il fattore limitante negli ambienti quotidiani dei nostri giovani non sono le risorse, ma la preparazione, la disponibilità e la capacità dei tecnici di condividere un progetto su un giovane, mettendo però al centro dell’interesse il suo sviluppo. Mallozzi e Arpinelli sono parte innanzitutto di un progetto di condivisione tra più tecnici e realtà del nostro movimento ed è impensabile accettare che questo sia possibile solo a Roma: vogliamo pensare che solo lo sviluppo di pochi altri ambienti virtuosi e qualificati negli stimoli quotidiani permetta una continua produzione di giovani in grado di intraprendere un percorso verso l’Alto Livello. Su questi principi diverse Società e tecnici si stanno impegnando concretamente nei Giovani mettendo in evidenza promettenti successi in ottica di sviluppo”.
Che cosa si prevede per il futuro del programma dedicato ai giovani?
“I risultati giovanili in campo internazionale sono solo una parte del progetto. Siamo ben consapevoli che non si tramutano necessariamente, dopo i necessari anni di sviluppo, in risultati nelle gare di riferimento per le categorie assolute. Grazie ai programmi strutturati e una coesa squadra di tecnici sviluppata negli anni, crediamo che il lavoro che si sta facendo con i giovani possa permetter loro di affrontare meglio che in passato i difficili anni che passano dalle categorie giovanili all’espressione di ottime prestazioni assolute, soprattutto se sono poi supportati da programmi di sviluppo adeguati per quelle categorie. Inoltre, in un contesto in cui le punte di un programma giovanile devono essere necessariamente sempre più qualificate per stare al passo con gli altri, mentre le difficoltà quotidiane da superare nell’attività giovanile di base sono sempre maggiori, si stanno strutturando progetti per tenere le fila ed evitare un programma a due velocità troppo lontane tra loro. Dopo essere arrivati fino a questo punto con i giovani, per far crescere ulteriormente la base e continuare nello sviluppo non basterà semplicemente proseguire con i programmi già avviati: in futuro saranno necessari un nuovo lavoro strutturato di progetto e risorse adeguate per l’attuazione di programmi efficaci”.