Settore Giovani: il DT Bottoni tira le somme della stagione 2020

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Una stagione complicata, ma comunque densa di momenti di confronto. Con il Direttore Tecnico Giovanile Alessandro Bottoni tracciamo un bilancio dell’annata 2020 di un settore che, senza dubbio, è stato tra i più condizionati dall’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Coronavirus.

 

Quanto ha condizionato l’attività giovanile la pandemia?
“I giovani sono sicuramente i più colpiti. Nell’attività giovanile di base le condizioni di esclusione dall’attività sportiva di gruppo possono avere un peso enorme sotto il profilo fisico e mentale, proprio in una fase cruciale in cui tutti i processi di crescita, sviluppo e maturazione sono lanciati a gran velocità e si sostengono a vicenda. I giovani, oltre ad essere i più vulnerabili, sono anche i meno autonomi, la loro attività motoria dipende dalla disponibilità di genitori, tecnici e società, e quindi in balia di eventi e persone esterne. La mancanza di attività, di obiettivi a breve termine (gare e raduni) e soprattutto la mancanza di vita sociale e relazionale potranno avere effetti che è ancora troppo presto da stimare”.

Come è stata rivoluzionata, invece, l’attività internazionale?
“Per evitare di esporre i giovani a situazioni di rischio non valutabili a priori e difficili da gestire, l’attività internazionale è stata limitata agli atleti delle categorie assolute. L’Italia non ha partecipato ai pochissimi eventi di Coppa Europa rimasti in calendario. I campionati europei Juniores e i campionati europei Youth (in programma a fine agosto e nei primi di ottobre), ovvero le manifestazioni di riferimento per le categorie giovanili, sono state annullate dalla Federazione Internazionale a poche settimane dalla data di svolgimento, non potendo contare sulla partecipazione di una quota significativa di paesi europei. Nel complesso, i giovani lanciati nel programma di sviluppo hanno interrotto il loro processo di crescita che ci aveva portato negli anni a migliorare fino ad ottenere nel 2019 tanti ottimi piazzamenti e gli strepitosi primo, secondo e ottavo posto ai Mondiali Juniores. Il processo interrotto avrà probabilmente ripercussioni sui risultati del programma anche nel 2021. Non sarà possibile ripartire dagli standard raggiunti nel 2019, ma sarà necessario strutturare un nuovo programma che possa portare nel giro di due anni a un nuovo processo di successo”.

In che modo il settore si è attivato per sostenere l’attività e continuare a lavorare a distanza?
“Fin dai primi momenti, tutto il settore si è attivato con l’unico scopo di mantenere i giovani, disorientati e impreparati, ancora agganciati con l’attività e focalizzati in un periodo di estrema incertezza. Il nostro mondo ha reagito subito, anche prima di altri movimenti sportivi più strutturati, mostrando la capacità di rispondere prontamente alla situazione con strumenti adeguati. La sfida imponeva un rapido cambiamento dal lavoro sul campo a quello a distanza davanti al computer. È stato dato grande supporto ai tecnici, aiutandoli in questa metamorfosi, distribuendo materiale, contenuti didattici e organizzando sessioni di incontro sia con loro che con gli atleti. Inoltre, non appena è stato possibile ritornare sul campo, sono state attivate una serie di attività per favorire la ripresa, come gli allenamenti collettivi e le sfide a distanza su format specifici, con tanto di graduatorie regionali, adattate a seconda delle categorie e al livello degli atleti coinvolti. Direi che questa prima sfida è stata vinta. La maggior parte dei giovani è rimasta agganciata al movimento, grazie all’enorme sforzo di tecnici e società che hanno consentito un’ampia partecipazione ai Campionati giovanili di Triathlon.

Ci sono dunque buone prospettive per l’immediato futuro?
“La Federazione ha attuato importanti interventi nel corso di questa stagione, in particolare modo verso l’attività giovanile. Nonostante il grande supporto, per le Società è e sarà ancora molto dura. La sopravvivenza di queste realtà è legata principalmente alle quote di iscrizione e alla possibilità di fare attività: le difficoltà sono aumentate con la chiusura degli impianti, le continue norme da rispettare e le priorità che molte famiglie si sono date a scapito dell’attività sportiva dei figli. Tutte le disponibilità economiche del settore giovani sono state indirizzate dalla Federazione come contributi alle Società: si tratta di un grande impegno economico, ma c’è bisogno ancora di un grande sforzo da parte di tutti e grande attenzione nei confronti del mondo giovanile”.

Anche in ambito europeo è stato promosso un progetto per i giovani: com’è andata?
“A livello europeo è stata colta l’opportunità di diffondere un programma di monitoraggio sulle prestazioni parziali del nuoto e della corsa, denominato Next Generation Challenge, con l’obiettivo di fornire stimoli anche ai giovani più qualificati che erano orientati alle ETU Junior Cup. Il programma è stato promosso dal nostro settore e si proponeva di condividere il nostro sistema di riferimento basato sulle PSN. Il progetto, oltre a stimolare il confronto, ha fornito le basi per un sistema di riferimento condiviso sulle prestazioni parziali dei giovani, molto utile per i programmi di sviluppo; è stato accolto con favore dalla federazione internazionale ed ha coinvolto molti giovani europei, che si sono sfidati sui 400 m di nuoto e i 3000 m di corsa. Ogni settimana è stato pubblicato un ranking europeo aggiornato che, a fine anno, ha visto due atleti italiani primeggiare in due classifiche diverse e altri giovani guadagnare i primi posti nelle rispettive categorie, confermando i progressi del loro sviluppo anche in un contesto internazionale. Il progetto costituisce altresì un’importante iniziativa per lo sviluppo del movimento, in quanto consente alla disciplina sportiva del Triathlon di avere un sistema di riferimento internazionale per le prestazioni parziali giovanili, molto utile ai programmi di sviluppo futuri e come riferimento per i tecnici”.

Quanto è stato importante riuscire a gareggiare seppur per poche settimane assegnando i titoli italiani? E che spunti sono emersi dai pochi momenti agonistici di confronto?
“È stato davvero importante essere riusciti a realizzare questi eventi per i quali è stato fondamentale il lavoro della Federazione e soprattutto degli organizzatori, che hanno dimostrato con tenacia di voler offrire ai giovani queste opportunità di competizione in un momento in cui sarebbe stato molto più semplice annullare. Il merito dell’ampia partecipazione va principalmente ai tecnici e alle famiglie dei ragazzi, che hanno tenuto duro e hanno fatto tutto il possibile per mantenerli coinvolti fino al campionato, il tanto agognato obiettivo concreto di cui c’era bisogno. Dal punto di vista tecnico, questo nuovo format di gara, dettato dalla necessità di applicare i protocolli di sicurezza, ha offerto da un lato l'opportunità ai ragazzi di esprimersi in un contesto leggermente diverso, più sfidante per certi versi, consentendo a molti di loro di mettersi in mostra, e dall’altro ha consentito a noi tecnici di apprezzare differenti dettagli che non sarebbero emersi in una gara dalla configurazione classica”.

Che cosa abbiamo imparato da questa fase di emergenza che può tornarci utile in futuro?
“Vale la pena ricordare di come l’emergenza nei momenti più critici abbia saputo tirare fuori i valori migliori degli italiani, quelli che in passato ci hanno permesso di fare cose eccezionali, con poche risorse e meglio di qualunque altro Paese. Ho riscontrato questo atteggiamento anche nello staff e nella squadra dei tecnici giovanili, dimostratasi ancora più coesa e pronta a mettersi in gioco, nel tentativo di sostenere quanti più giovani possibile o nel trovare la soluzione che permettesse alle Società di fare attività nonostante le problematiche. Innumerevoli sono stati i fine settimana trascorsi dallo staff dietro a un computer a pianificare attività e a realizzarle. La speranza è che soprattutto i giovani riescano a cogliere l’importanza e la forza di alcuni valori, evidenziati dall’impegno di tante persone semplici che tutti i giorni hanno dato esempio di altruismo e senso comune. Spero inoltre che il distanziamento forzato permetta ai giovani di apprezzare meglio l’importanza della relazione vera, diretta e quotidiana con gli amici, i compagni di allenamento e l’allenatore o l’allenatrice, senza l’intermediazione spesso distruttiva dei social media. Sicuramente abbiamo imparato che i giovani atleti, soprattutto i più piccoli, sanno rispettare e sopportare le regole scomode meglio di molti adulti e questo ci deve far pensare a come spesso sono proprio gli adulti a rappresentare un cattivo modello educativo per i giovani”.

Come si ripartirà verso una nuova stagione dopo un anno in piena emergenza?
“Siamo pronti a ripartire con i programmi non appena le attività saranno nuovamente possibili. È comunque necessario considerare una serie di priorità, dettate prima di tutto dalla valutazione di cosa è realmente mancato ai giovani in questo periodo e di cosa hanno bisogno nel futuro per limitare le conseguenze negative per il loro sviluppo, tenendo in considerazione le differenze dovute all’età, al territorio e al livello di coinvolgimento sportivo. Bisognerà anche considerare quanto si è indebolito il tessuto delle Società giovanili e dare supporto a quelle realtà che, non per loro demerito, non hanno potuto contrastare le difficoltà legate all’emergenza. Infine, dopo otto anni di numeri continuamente crescenti, dovremmo fare i conti con un bacino parzialmente ridotto. Con l’esperienza maturata in questi anni si dovrà comunque percorrere una strada in parte già fatta nel recente passato e con l’impegno di tutti nel sostenere gli sforzi delle famiglie, i tecnici e le società giovanili possiamo creare le basi per un movimento ancora più solido, ampio e strutturato per i nostri giovani”.