La mia trasferta a Madrid con la nazionale

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In aereo penso di scrivere qualcosa per socializzare questa mia esperienza in terra spagnola e quindi, tra distrazioni di turbolenze e il passaggio di hostess, ricordo gli episodi più rilevanti di 4 giorni con la nazionale, giorni che potevano non esserci più all'ultimo momento. Stava saltando tutto! Alle 6.00 del mattino, dall'aeroporto di Bari avevo già chiamato in federazione dicendo che non partivo più alla volta della Spagna con la nazionale poichè, e non si è ancora capito perché, nella mia borsa non trovavo più il portafoglio con soldi e documenti, quindi niente imbarco per Roma. Una volta sarebbe bastato il mio sorriso alla hostess al gate, ma ho capito che gli anni passano e ... voleva anche il documento, ma niente, né in macchina, nemmeno a casa. Sparito! Complimenti a chi c'è riuscito, ma spero che servano soprattutto per medicine.


Mi faccio venire a riprendere e una volta a casa mi ricordo di avere ancora il passaporto, valido per giunta, cosa rara. Corsa in aeroporto, il volo delle 6,30 ormai partito da un'ora, alla mia richiesta di farlo tornare per prendermi... Allora faccio nuovo biglietto e altro salasso, ma la soddisfazione a chi tirava non la volevo dare, tanto il volo da Roma partiva dopo due ore e sarei riuscito a prenderlo. Adrenalina a mille per un inizio che non ha lasciato spazio a alcun momento di relax, era cominciata una corsa che mi sono accorto non sarebbe finita li.


È potuta cominciare quindi la mia prima avventura come tecnico accompagnatore della nazionale giovanile ai campionati europei di duathlon, insieme ai giovani sono venuti con noi anche atleti e atlete èlite e del paratriathlon anche loro a contendersi il titolo. Quattro tecnici e undici atleti in totale che hanno dovuto sorbirsi per quattro giorni le mie continue domande per carpire i loro segreti di allenamento tanto che, secondo me, la camera singola, in una ala dell'albergo poco accessibile, me l'hanno data per questo motivo. Comunque arriviamo a Madrid da Roma e da Milano e trasferimento, dopo vari contrattempi, in hotel ad Alcobendas, sobborgo industriale di Madrid, città europea dello sport 2014, fatta di strade larghe, con piste ciclabili ovunque, verde e impianti sportivi. Sembra e il posto ideale per viverci, se non per i continui saliscendi che caratterizzano la zona, con pendenze notevoli e tante rotatorie anche in salita. Quì sembra che tutti facciano sport e il centro sportivo base logistica per il campionato è molto grande e attrezzato. Qualche problema col Wi-Fi che mi ha fatto capire che senza internet diventiamo bambini smarriti e paurosi, e allora, per strada vedi atleti e tecnici di tutte le nazioni col telefonino in aria in cerca di una rete gratuita per evitare i salassi della connessione dati.


Primi momenti ufficiali col Briefing pre gare del giorno dopo, in inglese e spagnolo, io praticamente ho capito tutto lo svolgimento delle gare grazie alle immagini e... all'immaginazione. meno male che Genny è inglese e partecipa a tutte le trasferte della nazionale e fa lei le domande, noi altri tre, ben zitti ad annuire di aver capito tutto. Giovani, studiate le lingue!


Poi prova dei percorsi e prime ansie quando è stato chiaro che si trattava di una tappa dolomitica del giro d'Italia e non solo in bici, nella frazione di corsa, oltre alla partenza in salita, gli atleti hanno trovato rampe, a loro dire, al 20%. Giovani fate le salite! Consiglio non errato visto che da quel momento è cominciato il processo di auto convincimento che il percorso era duro solo per loro. Cena, piccolo briefing con i ragazzi per spiegare lo svolgimento della gara e l'organizzazione del giorno dopo e finalmente nanna visto che correvo dalle 4.00 del mattino e le emozioni, per la mia età, erano state anche tante, anche in aereo non sono mancate a causa delle hostess spagnole. Ma l'Alitalia non potrebbe assumere un po' di hostess spagnole?


Giorno di gara 1. Tempo di cavolo, vuol piovere ma non piove, freddo e vento che però sarà più forte nel pomeriggio. Intanto alla colazione a buffet ho capito che non potrò più fare l'atleta. Trasferimento al campo di gara e tutte le procedure controllatissime fino all'ingresso in zona cambio, organizzazione molto buona, sapevo che il Duathlon non era gara molto attrattiva in Europa e quando ho visto 25 junior maschi e una quindicina di donne alla partenza ne ho avuto la conferma. Pubblico? Dov'è? Meno male che è un campionato europeo, sembra uno dei nostri combinati, ma forse c'è più gente. ma decido di interessarmi soprattutto della parte tecnica. Riscaldamento degli atleti, corsa continua, esercizi di preatletismo e stretching, allunghi in pianura e 4-5 sprint in salita da 50 metri. Per qualcuno dei nostri giovani atleti l'allenamento sarebbe già finito, per questi ora c'è la gara.10' fermi alla partenza per la presentazione ufficiale di ogni atleta, bellissimo osservare i comportamenti degli atleti, gli spagnoli fanno saltelli sul posto o skip per tenersi caldi, un po' come i nostri, i portoghesi arrivano ai piegamenti sulle gambe a 1/2 squat, uno di loro fa, davanti ai miei occhi, 10 affondi, rimango allibito, gli inglesi...niente. Fermi. Chissà chi avrà ragione, mi domando.


Finalmente partenza con salita tra il 3 e 4% per circa 150 metri, poi rotatoria in pianura e salita di altri 150 metri un po' più ripida. Ho fatto dei video che la dicono lunga sulle interpretazioni. Di certo è che senza una forte componente psicologica a queste gare, con questi avversari, su questi percorsi, non si conclude niente. Gli spagnoli ci si saranno allenati a dovere sapendo cosa li aspettava, gli inglesi vivono sui saliscendi e sono forti a prescindere su questi percorsi, i francesi sono forti e basta, e noi? Partenza a razzo per uccidere chi pur non mostrandola, qualche crepa tecnica o psicologica l'aveva, e i nostri sono stati stroncati da subito. Andatura molto alta e noi a inseguire. Sono ragazzi che dominano in Italia e magari vincerebbero anche gare assolute per quanto sono forti, ma qui non c'è stato nulla da fare, qualche recupero in bici, ma insufficiente per entrare nei 10 tra i maschi. Stesso copione per le donne, bisogna lavorare per essere più protagonisti in futuro, ma devo ammettere che molte potenzialità le hanno, anche per il fatto che tra i maschi vi erano due youth B di cui uno al primo anno, per cui tempo ne hanno. Fatto sta che oggi non avremmo avuto possibilità di vittoria neanche se avessi offerto a tutti gli avversari una fetta di torta fatta da mia moglie.


C'è da dire che, oltre a una nostra junior, vari ragazzi e ragazze si sono ritirati con evidenti problemi di fatica e di gestione della prova ipotizzata meno dura vedendo le mappe, e si intuisce che è necessario un maggiore impegno in allenamento su situazioni simili che poi ci si trova ad affrontare in contesti importanti. Si pensa ora alla staffetta del giorno dopo intanto la cosa più bella per loro, spero, è stato vedere le gare èlite del pomeriggio, soprattutto quella femminile, dove, il discorso psicologico è stato invece a nostro favore grazie a due atlete da mostrare come esempio per l'atteggiamento che hanno tenuto in gara dall'inizio alla fine, chiaramente ben preparate tecnicamente, ma hanno preso di petto la gara aggredendo dall'inizio senza la paura di stancarsi, senza dubbio alcuno in tutte le situazioni, una lezione chiara dalla quale imparare per tutti, e per loro una medaglia d'oro è una d'argento che a causa di una caduta in bici non è stata d'oro. Molto più tattica la gara maschile, molto veloce all'inizio per la selezione del gruppo di testa di quattro che poi ha controllato in bici per giocarsi tutto nella corsa finale, anche questa una lezione di tattica dalla quale esce comunque il più forte. Non a caso le due gare èlite sono state vinte da due francesi entrambi campioni del mondo di specialitá. Anche in queste gare pochi partecipanti, una quarantina maschi e 23 donne e pubblico presente solo per la gara maschile, si parla di un migliaio di persone a voler essere buoni.


Un pensiero va anche agli speaker, uno in lingua spagnola, l'altro ripeteva le stesse cose in inglese, molto bravi nel parlare, ma quando parlavano? Silenzio per tutta la gara, poi parlavano quando gli atleti, nei vari multilap passavano nella zona arrivo dove comunque c'erano i tecnici che vedevano di persona, poi silenzio. In qualche caso ho rimpianto le cronache o il modo di riempire gli spazi, in alcune gare in Puglia. Tutto ciò oltre a notevoli tensioni emotive, tifo, assistenza e spostamenti nelle varie zone del percorso, mi è costato una ventina di km sui saliscendi, che ha messo a dura prova quel che resta dei ricordi da atleta, e la sera a cena sono tornato indietro di 20 anni.


Secondo giorno di gare. Al mattino sono in programma tutte le gare age group, inglesi presenti in massa, come gli spagnoli di casa, tutti a contendersi il titolo nelle varie categorie, noi non le vediamo, rimaniamo in hotel con i ragazzi a causa della pioggia battente, e sfoggio tutta la mia simpatica con vecchie barzellette che forse, se le avessi raccontate prima della loro gara individuale...


Il pomeriggio tocca alle staffette. Andiamo sul campo sotto l'acquazzone e, riunione con gli atri tecnici con decisione di rinviare la gara ad altra data per eccessiva pericolosità del percorso che già da asciutto ha mietuto varie vittime, quindi, contrari solo gli spagnoli che si adattano, la decisione viene approvata e ritorno in hotel con mestizia. Peccato per l'esperienza incompleta, ma comunque importante e gradevole, grazie ai tecnici dai quali si impara sempre qualcosa, ai ragazzi che insegnano sempre con comportamenti, atteggiamenti e parole e chissà se ci saranno altre occasioni. Visto il contesto e i contenuti vorrei augurare ad altri tecnici del nostro territorio esperienze del genere che diventano momenti formativi all'altezza dei corsi e dei seminari che si fanno e che mettono al centro la pratica da campo e le strategie. E a proposito di seminari è stata una bella serata allo steak house dove a battute e risate coinvolgenti è seguita spontaneamente una sorta di seminario sulla tecnica della corsa iniziata con una analisi dei video della corsa dei vari atleti in gara e tutti sono stati attenti e partecipi alle mie spiegazioni tanto che il ritorno in hotel è stato un continuo dibattito con i ragazzi interessati a capire meglio come poter progredire, e la frase di uno di loro "Mimmo, sai che questo argomento è molto interessante!" é valsa mezza trasferta.


Mi rimane in mente l'impressione dei muscoli degli altri atleti, portoghesi in testa, ma i polpacci degli spagnoli non sono da meno, certo, per correre così forte e reattivi se non ci fossero i polpacci a tenere su il corpo, la cosa non sarebbe possibile. Mi rimane in mente la forza mentale degli inglesi, secondo me più forti di testa a sopportare la fatica, che nel resto, e la preparazione dei francesi che sembrano imbattibili in questa tipologia di gare, anche se non le hanno vinte tutte, ma ci sono sempre andati vicinissimi.


E mi viene in mente che noi abbiamo tanto da lavorare e figuriamoci noi in Puglia che dobbiamo fare qualcosa per provare a raggiungere standard che per altri sono appena il punto di partenza.


Era mia intenzione socializzare questa esperienza per dare informazioni senza troppe nozioni cronometriche o di classifiche, per stimolare tutti ad essere ambiziosi e che si può ottenere qualcosa con l'impegno e per far sapere che per alcuni dei nostri atleti non sarebbe un'utopia arriva a far queste gare per la nazionale, perché gli altri non sono extraterrestri, ma il viaggio è lungo, faticosissimo, rischioso è solo una grande motivazione, una certa dose di talento, una buona guida tecnica e ... fortuna, e si può fare! Mimmo